venerdì 17 marzo 2017

Strade e sentieri

Da anni non tollero la parola incontaminato usata a sproposito per parlare di luoghi dove magari generazioni di uomini e donne si sono spaccate la schiena. Una qualifica favolistica e buonista quanto falsa.
Adesso mi rendo conto che essa talvolta riflette anche il modo lezioso con cui spesso si osserva il paesaggio come un fenomeno puramente estetico. Un modo ormai messo al bando dagli studiosi ma spesso praticato, affine a quello con cui si considerano i figli un'opera d'arte applicata, i cani un accessorio di abbigliamento etc.
In questa visione estetica rimaniamo in noi stessi e ci mettiamo alla finestra a guardare, e valutiamo, giudici autoconvocati di una gara che non esiste.
Meglio invece porsi il problema da un punto di vista etico, cercando di uscire da noi stessi ed entrando nell'altro, fatto, persona o paesaggio che sia, cercando di osservare e capire e soltanto dopo giudicare se ci piace o no.
E' forse per questo che tanto mi piace anche camminare sulle strade asfaltate, per quanto possa amare i sentieri. Camminando su un sentiero camminiamo il più delle volte nel passato; camminando su una strada asfaltata, per quanto remota ed azzardata essa sia, camminiamo nel presente, con le mamme che accompagnano i bambini a scuola, i tecnici dell'acquedotto o del gas che si recano nelle frazioni, i pensionati che si tagliano un po' di legna a bordo strada e tutto il resto che si può trovare.

E' un modo più proficuo per capire il mondo. Paradossalmente il sentiero, oggi solo degli escursionisti e dei bikers, ci dà una visione forse un po' artificiosa della realtà.
Ma quello dell'asfalto nemico degli scarponi è un tema che merita un discorso più lungo.







































Nessun commento: