giovedì 24 maggio 2018

Cani e padroni


Anche i camminatori mangiano, talvolta in trattoria.

Così scrivo queste note per solidarietà verso i cani, il cui boom demografico offre sempre più spesso a noi umani opportunità di osservazione e riflessione.

E anche perchè due recenti viaggi in paesi meno ricchi e felici del nostro, Romania e Cuba, mi fanno pensare a quale strana malattia possa essere quella dei cani che fa sì che chi di loro vive in quei paesi meno ricchi e e felici, con poco da mangiare e padroni certo meno amabilmente amici e complici, si mostri apparentemente più sereno e felice.

Da noi li guardo languire sotto i tavoli dei ristoranti mentre i loro papà e mamma, che li hanno portati fuori in macchina per fargli fare il giusto moto, mangiano di gusto felici della bella giornata all’aperto che stanno trascorrendo. Alcuni, magari, i più giovani, si agitano e scodinzolano allegri sulle tovaglie dei vicini, che pieni di comprensione e indulgenza si congratulano con i genitori per la loro bellezza. Ma i più stanno coricati con lo sguardo spento e rassegnato ad aspettare sfiduciati qualcosa che non verrà mai. Abbiamo finalmente liberato gli essere umani da tutti i miti che si erano costruiti per rendere più accettabile la propria vita ed il proprio presente e non vogliamo liberare i cani che diciamo di amare tanto?

Allora penso che sarà pur vero che il cane è il miglior amico dell’uomo, ma forse sarebbe il momento di chiedersi, se proprio siamo tanto cinofili, chi diavolo sarà mai il miglior amico del cane. (Talvolta divago un po’ nei miei sconclusionati pensieri e mi stupisco come mai, da un punto di vista biologico ed etologico, il miglior amico dell’uomo non sia invece la donna -e vicerversa, naturalmente-, ma mi rendo conto di non aver sufficiente cultura per affrontare un tema tanto centrale).

Così da queste alte riflessioni scendo di nuovo in basso, sotto il tavolo assieme al cane che sta aspettando che la sua mamma finisca di fare la scarpetta nel laghetto di sugo rimasto dopo che si è spazzolata un bel piatto di ravioli, operazione questa finalmente troppo naturale e spontanea per non essere apprezzata; e assieme a lui mi chiedo se mamma e papà, allo stesso modo in cui hanno pensato a quale tipo di cane era più adatto a loro, avranno anche pensato a quale tipo di cane loro erano adatti. Forse un cane di peluche, che fra l’altro non caga neppure e non ti costringe al rito della paletta?

Caro cane hai tutta la mia solidarietà, ma sinceramente capisco poco la tua rassegnazione! Perché non cerchi di farti spiegare da un gatto come si trattano gli esseri umani? Lo dico per la tua dignità e senza alcuna malevolenza. E magari se ne hai l’occasione, fatti spiegare da un asino come si possa ubbidire quando è necessario, ma al tempo stesso conservare la propria personalità e un certo rigore anche nella situazioni più sfortunate! Perchè devi fare al tuo amato capo branco sempre gli occhi languidi ed “accettare da lui/lei tutto quello che viene”? Anche il poeta dice che dovrebbe essere lui, e non tu, a disperarsi perché non sa darti di più.

Se posso darti un suggerimento, entra in politica e fonda il Mollica-MOvimento di Lotta e LIberazione dei CAni consapevoli. E invece di abbaiare istericamente e sterilmente a degli sconosciuti e innocui passanti, alza artigli e canini contro il vero nemico, il tuo padrone! Mettigli paura e fagli capire che non sei un accessorio di abbigliamento o una cura palliativa per tutti i malanni che ha! Pensare a questa sgradevole realtà farebbe bene anche a lui, e alla sua consapevolezza.

Come vedi qua sotto, da parte mia ho fatto quanto potevo e mi permetto di sottoporti questo MaCaCo-Manifesto dei Cani Consapevoli, che intanto puoi iniziare a discutere con il tuo fratellino, il Pastore dell’Anatolia che i vostri amati padroncini hanno acquistato per farti compagnia durante la settimana nella vostra casetta di cinque vani tutti compreso a parte il balcone da 1.4*3 metrini quadrati, dove trascorri l’intera giornata a sognare domenica quando potrai finalmente dormire felice sotto il tavolo di ristorante di cui si parlava pocanzi.

Manifesto dei Cani Consapevoli
Io sono un cane fiero di sé stesso.
  1. Non sono tuo figlio e neppure un accessorio del tuo look.
  2. E non confondere tua moglie con mia madre, perché divento una belva.
  3. Non parlarmi come se fossi un umano e agissi secondo i vostri canoni e motivazioni, che fra l’altro mi sembrano piuttosto stupidi.
  4. E ricorda che non sono il tuo psicanalista: se non hai niente da dire taci.
  5. Non farmi fare cose che interessano a te con la scusa che sono cose che interessano a me.
  6. Non prendermi in braccio come un peluche, se non ci sono gravi motivi di salute.
  7. Non mettermi addosso vestine ridicole.
  8. Se il clima e la casa niente niente lo permettono, lasciami dormire fuori casa. Non voglio ridurmi ad essere come te.
  9. In città  raccogli le mie cacche anche quando nessuno ti vede: prima o poi qualcuno dovrà passare di lì, e comunque il mio Dio ti vede e ti punirà della figura -di merda- che ci fai fare.
  10. Quando mi porti fuori lasciami odorare quello che voglio senza strattonarmi come ti fa comodo: stai portando me a fare una passeggiata, non viceversa.
  11. Lavami: perché tu non te ne accorgi più, ma per mia disgrazia io puzzo e non voglio fare brutte figure.
  12. Se usciamo portati sempre un guinzaglio che non sia lungo quindici metri. E la museruola: un giorno o l’altro potrei farmi furbo e sbranarti.





giovedì 5 aprile 2018

Al Quirinale! Al Quirinale!

Sto pensando che una delle prossime mie mete potrebbe essere il Quirinale: l'abitudine di andarci a piedi si sta diffondendo e per una volta vorrei riuscire a intercettare una moda per tempo e non solo quando sta già passando. Magari anche Sergio potrebbe essere sollevato dal chiacchierare con uno che le scemate le dice gratis e in modo assolutamente disinteressato. Penso che si rilasserebbe non poco. Ma vedremo.

giovedì 4 gennaio 2018

Involgarimento dei nomi collettivi

Il concetto di nazione risulta scomparso dagli orizzonti lessicali e il suo epigono nazionalità è ridotto a casella di formulario.
Del popolo molti diffidano, forse per pudore retorico, forse perché il suicidio della sinistra e lo  snobismo politico lo hanno relegato fra le ascendenze familiari più sconvenienti, assolutamente inadatte all'odierno clima che fa desiderare a tutti, indistintamente e assolutamente, di essere esclusivi ed elitari.
Hanno valso per pochi anni la "società civile" e la "gente", passate di moda, la prima forse per l'efficace azione di lobbying da parte di tutte le altre forme societarie presenti nella penisola (incivile, militare, ecclesiastica, per azioni, in accomandita semplice, a delinquere, ... ); la seconda per il raddoppiamento della g iniziale, che l'ha resa francamente imbarazzante a chi abbia una pur minima pretesa di decoro borghese.
Così non si sa bene neppure a quale nome collettivo appoggiare la nostra scarsa consistenza sociale, visto che nessuno ha l'ardire e la sincerità il coraggio di rispolverare la plebe, fornaiola (talvolta forcaiola) e circense, che forse sarebbe il termine più adatto al contesto attuale di innamoramenti e passioni collettive e indiscriminate, alle quali si chiede solo di essere ricche di brioches ed eroi appunto circensi.
Ma non lamentiamoci: la scolaresca che per il proprio bene deve sempre apprendere; il branco pronto alla violenza; il coro che può soltanto accompagnare il solista; la clientela del Magnifico di turno; Diociscampi la gang; il gregge silente che solo all'ultimo si fa sentire mentre lo stanno già sgozzando; l'esercito e la truppa che del gregge risulta parente; il clero che a molti non va proprio bene; la comitiva troppo vacanziera seppure rilassante; la banda che ben pochi interpreterebbero come armonioso ensemble di musicanti; la costellazione di cui ahimè siamo davvero poco degni. E' davvero difficile trovare una parola giusta e dignitosa, una via di fuga ragionevole.

Che c'entra tutto ciò in un blog sul cammino? Per un  breve attimo ho voluto pensare che il cammino, ahimè messo a repentaglio dai malanni di stagione, le cui hanno allucinazioni sono all'origine del post, possa grazie al vento sul viso portare via le incrostazioni tossiche che la vita giorno dopo giorno deposita su di noi. Ma riflettendo ho capito che troppi giorni e troppi Kilometri ci vorrebbero per un lifting del genere. Ce ne staremo buoni ad aspettare altro vento, altri giorni e altri Kilometri, prendendo il buono che si può avere.

(Riguardando il titolo, mi accorgo dell'ennesimo riferimento collettivo, con "involgarimento". Evidentemente è un segno dei tempi)