sabato 25 marzo 2017

Orti genovesi

(dal "Fondo antico dei quaderni", 1)

L’amore per la madre terra –anche se è magra e pietrosa- è una ispirazione congenita e così anche chi vive sul mare non rinuncia alla consolazione di un orto …. " (Giannetto Beniscelli, in Gente e volti di Liguria, 1974)

“ … et ciascheduno colle sue mulette a ora di desinare et di cena se ne vanno a’ giardini e poi tornano nella città alle lor mercanzie”. (Giovanni Ridolfi, 1480, citato in Massimo Quaini, Per la storia del paesaggio agrario in Liguria, 1973)

venerdì 24 marzo 2017

Trekking (mi rassegno a questa parola) di interfaccia




Genova offre la straordinaria opportunità di camminare in città e al tempo stesso esserne fuori, in un ambiente naturale o antropizzato ma tuttora rurale e seminaturale. E’ un dono che la natura le ha fatto e che compensa abbondantemente, se lo si sa valorizzare, la scomodità di vivere in una città stretta e sacrificata fra mare e monti, costretti a soluzioni urbane oggettivamente impegnative.

Oggi l’Unione Europea giustamente stigmatizza il consumo di spazio e propone la (ri)scoperta della città compatta, per combattere il fenomeno che gli urbanisti e gli addetti chiamano urban sprawl, ovvero lo “spaparanzamento urbano”. Noi -e i nostri ospiti turisti, non dimentichiamolo!- la città compatta ce la troviamo in dono. E’ quindi saggio imparare ad apprezzarla e utilizzarla come si conviene, visto che in ogni caso dobbiamo subire e possiamo soltanto mitigare le scomodità e i fatti anche drammatici che questa condizione comporta.

Camminando con attenzione nell’ambito urbano e periurbano di Genova si riesce sempre a leggere la morfologia originaria (la pianta 0 di Genova del De Barbieri) e questo permette di capire meglio la città e i suoi condizionamenti nel corso dei secoli. Se poi si esce soltanto di poco dall’ambito urbano si trovano bellissime testimonianze dell’ambiente naturale e del paesaggio tradizionale. Non a caso una mostra organizzata circa 30 anni fa, “Ecologia in città”, aveva individuato degli straordinari percorsi alla ricerca della natura anche laddove non siamo abituati a vederla o a cercarla.

Oggi si parla di trekking e di trekking urbano. Qui abbiamo la fortuna di trovare possibile l’uno e l’altro, compenetrati fra di loro, ed è per questo motivo che mi piace definire tutto ciò come un “trekking di interfaccia”, fra ambiente naturale ed urbano, una grande opportunità per la nostra città e anche uno strumento per la consapevolezza dei cittadini e per aiutarli, fra tante altre cose, a contribuire a una pianificazione partecipata. Possibilità che nasce anche dalla conoscenza raggiunta grazie al fatto di camminare in città e di osservarla con attenzione.

venerdì 17 marzo 2017

Strade e sentieri

Da anni non tollero la parola incontaminato usata a sproposito per parlare di luoghi dove magari generazioni di uomini e donne si sono spaccate la schiena. Una qualifica favolistica e buonista quanto falsa.
Adesso mi rendo conto che essa talvolta riflette anche il modo lezioso con cui spesso si osserva il paesaggio come un fenomeno puramente estetico. Un modo ormai messo al bando dagli studiosi ma spesso praticato, affine a quello con cui si considerano i figli un'opera d'arte applicata, i cani un accessorio di abbigliamento etc.
In questa visione estetica rimaniamo in noi stessi e ci mettiamo alla finestra a guardare, e valutiamo, giudici autoconvocati di una gara che non esiste.
Meglio invece porsi il problema da un punto di vista etico, cercando di uscire da noi stessi ed entrando nell'altro, fatto, persona o paesaggio che sia, cercando di osservare e capire e soltanto dopo giudicare se ci piace o no.
E' forse per questo che tanto mi piace anche camminare sulle strade asfaltate, per quanto possa amare i sentieri. Camminando su un sentiero camminiamo il più delle volte nel passato; camminando su una strada asfaltata, per quanto remota ed azzardata essa sia, camminiamo nel presente, con le mamme che accompagnano i bambini a scuola, i tecnici dell'acquedotto o del gas che si recano nelle frazioni, i pensionati che si tagliano un po' di legna a bordo strada e tutto il resto che si può trovare.

E' un modo più proficuo per capire il mondo. Paradossalmente il sentiero, oggi solo degli escursionisti e dei bikers, ci dà una visione forse un po' artificiosa della realtà.
Ma quello dell'asfalto nemico degli scarponi è un tema che merita un discorso più lungo.







































Alle prese con l'incontinenza geomorfologica

Il garderello (così impeccabilmente chiamò il guardrail un signore che in Lunigiana ci insegnava come meglio arrivare da Pracchiola a Pontremoli dopo la discesa da Frattamara) ferma le auto, ma quando a spingere è il monte non può far altro che adattarsi e all'occorrenza prostrarsi a terra in segno di sottomissione al proprio (Pen)Dio.





Più ardite e orgogliose le reti paramassi si oppongono a rocce e sassi. Ma fino a quando? E quanto costerà mantenerle intatte in una forse sacrilega giovinezza?



lunedì 6 marzo 2017

Dentro e fuori, da tutto e da tutti

Riporto un breve stralcio da un piccolo, denso e molto bello libriccino Di Giuliano Stacchini "I monti minori - Cronaca di altre montagne" (Luna Editore, 1993). In poche parole Stacchini bene esprime come Genova sia una città "anomala" e per questo affascinante e fonte di scoperte. Viene evidenziato il rapporto fra la città e il suo circostante ambiente, che è in fondo la ragione prima di questo blog, l'essere fuori e al tempo stesso dentro rispetto al mondo di oggi.


Due giorni nel precoce inverno (Dintorni di Genova e Genova stessa)

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Oggi il freddo é diminuito, ma piove ancora, scrosci si alternano ad un'acqua sottile che penetra le ossa. Ore 8 a Molassana, e pare notte: gli studenti si muovono nelle strade scure, li illumina Ia luce dei bar.
E’  straordinario che il sentiero nasca qui, tra i palazzi, i negozi. il gran traffico. Si apparta però subito nelle scalinate rosse, pochi minuti e si fa via nel bosco.
Mezz'ora dopo siamo nel silenzio assoluto, i Piani di Creto sono innevati, finalmente spiove. Da Creto, che ha sullo sfondo l'Alpesisa bianca di neve, cerchiamo una via inedita di ritorno. Ci porterà alla Croce di Struppa, e poi alla Pieve di San Siro e alla vecchia "ostàia", dove cambiamo gli abiti e ci ristoriamo. (Novembre 1985)