giovedì 4 gennaio 2018

Involgarimento dei nomi collettivi

Il concetto di nazione risulta scomparso dagli orizzonti lessicali e il suo epigono nazionalità è ridotto a casella di formulario.
Del popolo molti diffidano, forse per pudore retorico, forse perché il suicidio della sinistra e lo  snobismo politico lo hanno relegato fra le ascendenze familiari più sconvenienti, assolutamente inadatte all'odierno clima che fa desiderare a tutti, indistintamente e assolutamente, di essere esclusivi ed elitari.
Hanno valso per pochi anni la "società civile" e la "gente", passate di moda, la prima forse per l'efficace azione di lobbying da parte di tutte le altre forme societarie presenti nella penisola (incivile, militare, ecclesiastica, per azioni, in accomandita semplice, a delinquere, ... ); la seconda per il raddoppiamento della g iniziale, che l'ha resa francamente imbarazzante a chi abbia una pur minima pretesa di decoro borghese.
Così non si sa bene neppure a quale nome collettivo appoggiare la nostra scarsa consistenza sociale, visto che nessuno ha l'ardire e la sincerità il coraggio di rispolverare la plebe, fornaiola (talvolta forcaiola) e circense, che forse sarebbe il termine più adatto al contesto attuale di innamoramenti e passioni collettive e indiscriminate, alle quali si chiede solo di essere ricche di brioches ed eroi appunto circensi.
Ma non lamentiamoci: la scolaresca che per il proprio bene deve sempre apprendere; il branco pronto alla violenza; il coro che può soltanto accompagnare il solista; la clientela del Magnifico di turno; Diociscampi la gang; il gregge silente che solo all'ultimo si fa sentire mentre lo stanno già sgozzando; l'esercito e la truppa che del gregge risulta parente; il clero che a molti non va proprio bene; la comitiva troppo vacanziera seppure rilassante; la banda che ben pochi interpreterebbero come armonioso ensemble di musicanti; la costellazione di cui ahimè siamo davvero poco degni. E' davvero difficile trovare una parola giusta e dignitosa, una via di fuga ragionevole.

Che c'entra tutto ciò in un blog sul cammino? Per un  breve attimo ho voluto pensare che il cammino, ahimè messo a repentaglio dai malanni di stagione, le cui hanno allucinazioni sono all'origine del post, possa grazie al vento sul viso portare via le incrostazioni tossiche che la vita giorno dopo giorno deposita su di noi. Ma riflettendo ho capito che troppi giorni e troppi Kilometri ci vorrebbero per un lifting del genere. Ce ne staremo buoni ad aspettare altro vento, altri giorni e altri Kilometri, prendendo il buono che si può avere.

(Riguardando il titolo, mi accorgo dell'ennesimo riferimento collettivo, con "involgarimento". Evidentemente è un segno dei tempi)