giovedì 4 maggio 2023

Vedere le cose, guardare le cose (Proust a casa vostra)

Riporto una paginetta che avevo scritto in tempo di Covid e che mi pare abbia ancora oggi la sua validità.

Qualcuno ha scritto una frase il cui significato è che l’esperienza di andare in Francia per vedere i luoghi di Marcel Proust con i nostri occhi è meno importante che rimanere nei nostri luoghi e cercare di vederli con gli occhi di Marcel Proust. Frase tanto più significativa in questi tempi di reclusione forzata appunto nei nostri inveterati luoghi.

La frase suggerisce un processo che conduce a nuova consapevolezza e a una migliore comprensione. Tutti coloro che sono stati a “Dialogo nel buio” ne sono stati presi e l’hanno giudicato in modo molto positivo. Ma sensazioni simili si possono provare già semplicemente a casa nostra, meglio a finestre aperte, bendandosi gli occhi e cercando di percepire il mondo in quella situazione in cui il nostro consueto modo di interagire con esso è così ferocemente ridotto. Ben sappiamo che i non vedenti sviluppano modalità che noi, per troppa abbondanza, di solito releghiamo a un ruolo marginale: imparano a leggere il mondo in maniera diversa. Così è interessante andare a una forse non corretta ma suggestiva origine della parola intelligenza da “inter legere”. L’intelligenza sarebbe cioè la capacità di leggere le cose disaggregandole e guardandole nei loro non sempre evidenti collegamenti reciproci. In poche parole la capacità di leggere fra le righe del mondo che ci sta dinanzi.

E’ un processo continuo di acquisizione di consapevolezza a cui la nostra attuale reclusione, fra le sciagure che porta, può dare un contributo.

Cerchiamo allora di guardare con più attenzione il mondo da questa nuova prospettiva, sostituendo innanzitutto la moderna attitudine a privilegiare l’esperienza dinamica, che dimentica il tempo e preferisce mutare continuamente la collocazione nello spazio con una che si fissi nello spazio e ponga invece attenzione al cambiamento nel tempo. Un atteggiamento che i contemplativi (gli eremiti, per esempio) hanno sempre avuto. Fatto ciò, proviamo a “guardare”, ad occhi aperti o chiusi non importa, ciò che ci sta attorno cambiando le nostre ordinarie assegnazioni di importanza, visto che intanto fermi come siamo non ne dobbiamo necessariamente trarre un comodo personale, sociale o economico. Guardiamole gratis! Forse riusciremo a cogliere un altro valore di ciò che accade nel nostro ridotto spazio nelle ore che passano fra la levata e il buio.

La reclusione ci parrà meno pesante e ne usciremo arricchiti.