martedì 31 gennaio 2017

Rimescolamenti temporali

I post precedenti sono stati rimescolati e si può essere perso il collegamento fra il loro contenuto e la (apparente) data di pubblicazione. Ma chi legge sa farlo a modo debito.

Il trenino di De Ferrari

Parliamo della nostra metropolitana per dire sempre che è la più corta del mondo etc. Se prendessimo atto della sua minuscolezza e la chiamassimo "Trenino di De Ferrari"? Così ridimensionata potrebbe diventarci forse simpatica e a quel punto anche noi saremmo meglio disposti a riconoscerle l'utilità del ruolo che dignitosamente ricopre, nonostante che ce la concedano con molta parsimonia, di orari, e nonostante che lei sia costretta a mostrarcisi deturpata da orrendi tatuaggi.
Forse è anche una questione di genere: al femminile subisce vigliacche violenze -persino lei!- al maschile chissà.

La fine è il mio inizio

Ho iniziato a leggere il libro di Terzani, "La fine è il mio inizio", per caso e perché non avevo nulla di più promettente per le mani. Si è rivelata una scelta molto felice, è un bel testo che avvince e fa pensare. Malinconico e struggente, ma sereno e persino felice.
Perché esso si collega a questo blog? Perché camminando per strada ho la sensazione che molti non siano coscienti del luogo in cui si trovano e vivono perché si sentono cittadini del mondo (televisivo), atteggiamento che in genere cade man mano che ci si allontana dal centro. Allo stesso modo leggendo quel libro ho avuto la sensazione che di tutte le cose che esso racconta e che vanno dalla Firenze d'Oltrarno ai più lontani angoli dell'Asia, proprio la Firenze d'anteguerra, con l'orgoglio e la dignità delle sue classi popolari e con la loro signorile povertà, sia il mondo più lontano da quello nostro di oggi.
Con il nostro tradizionale provincialismo ci picchiamo di conoscere il mondo -e lo giudichiamo- ma abbiamo dimenticato ciò che sta dietro il nostro angolo nello spazio e nel tempo.


Non saranno un po' troppi?

I tabelloni pubblicitari dell'Università di Genova stanno affissi agli autobus. Già questo è un fatto piuttosto strano e difficile da collocare: più preoccupante per i riflessi sull'atteggiamento verso la potenziale clientela, da indirizzare e non da sedurre, oppure più avvilente per la vecchia signora che si deve offrire così? Ma siamo nell'epoca dell'advertising e ci si passa sopra.
Però sui tabelloni è scritto che sono disponibili 125 corsi di laurea. Non saranno forse troppi e troppo parcellizzati? Ma la cosa veramente strabiliante è che questo primato è arrivato indenne a quei tabelloni e che nessuno degli erogatori di questa diluviale pioggia culturale si sia accorto della involontaria ridicolaggine dello strillato primato e si sia opposto ad essa. Oppure è successo ma hanno prevalso le leggi del marketing: grande assortimento di capi e stili, varietà di misure e colori sufficiente a convincere tutti a comperare?


Rapporti ambigui

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/12/18/ARGnlwuC-ripensare_rapporto_genova.shtml:



Bene. Se dobbiamo ripensare il nostro rapporto con la natura, allora mettiamoci in cammino. Molto pedestramente e senza troppi voli intellettual-concettuali. Mettiamoci in cammino, a piedi, e guardiamolo questo territorio, di cui troppe volte parliamo solo per sentito dire. Guardiamolo con i nostri occhi!

Cambiamenti

Andando da Sampierdarena verso Teglia ho avuto l'impressione che l'immigrazione abbia avuto nei due casi effetti speculari fra di loro.Sampiedarena era un tempo un quartiere anche borghese ma è ormai abbandonato da quella borghesia allora legata all'industria e al commercio e in questi tempi di universale mobilità personale migrata in altri quartieri cittadini. La zona centrale, con immobili anche di pregio e appartamenti molto spaziosi, si è quindi fortemente deprezzata, tanto più che gli appartamenti spaziosi sono poco adatti alle esigenze della famiglia italiano moderna, sparuta di componenti e figliolanza, mentre si prestano bene per le numerose poli-famiglie degli immigrati. I Sampierdarenesi invece sono rimasti in collina nei quartieri più periferici e popolari, in alcuni casi nati con qualche pretesa, poi resa vana dalla congestione urbanistica e del traffico.L'opposto è successo forse nella bassa Val Polcevera, dove le zone centrali, nate operaie per l'industrializzazione tardo-ottocenteca attorno ai nuclei antichi (Certosa, Rivarolo) preesistenti sono tuttora molto vive, forse per merito anche degli interventi di riqualificazione urbana di qualche decennio fa; mentre le zone periferiche (ma non quelle davvero collinari) più scomode e insultate dall'infrastruttura autostradale sono andate giù.