Perché questo blog?

Perché questo blog?
Questo blog è nato perché camminando si pensa molto e si osserva ancora di più. O viceversa, è lo stesso, dipende solo dall'umore.
C'era quindi il desiderio di fissare le idee che nascono osservando le cose.
A volte sono semplici riflessioni, a volte paiono delle vere e proprie illuminazioni che cambiano una prospettiva consolidata e un pensiero che sembrava immobile. Se siamo fortunati e le "illuminazioni" si mescolano spesso al cammino ciò significa che quest'ultimo è davvero utile.

Uno in più
Bene. Presa la decisione di provare a raccontare quanto vedo in giro camminando -anche a lungo- per strada, la prima difficoltà è stata individuare un titolo che non incorresse nel rischio di plagio, perché quanto mi veniva in mente risultava prenotato da altri: cammin facendo, un passo dopo l'altro, a piedi, vita da marciapiede, anche a piedi e via andando (!). In alcuni casi forse è meglio così, visto che certi titoli potrebbero anche apparire presuntuosi.
Invece il concetto di consumo parrebbe associato soprattutto ai prodotti calzaturieri, oppure ai consigli degli ortopedici, che hanno da pensare a ben altro che il mio blog.
D'altronde, il nome scelto è molto piano e poco impegnativo: non implica nulla se non il consumo di scarpe (strade agevoli) o scarponi (sui sentieri dei monti) e non richiede quindi il raggiungimento di grandi mete, geografiche o morali.
Per adesso scelgo questo, poi vedremo. Al raggiungimento di un livello superiore cercherò un titolo più adeguato alle pontificazioni che mi potrò allora permettere.
Infine, la scoperta di tanto materiale sul viaggio pedestre oltre ai testi di cui avevo già notizia, mi ha messo in grande crisi: leggere, oppure scrivere? Ma la risposta ormai la sanno tutti. Che bisogno ci sarà mai di leggere quando con il web è ancora più facile scrivere? A leggere ci penseremo poi, in caso di grave necessità.

Perché camminare?

(dal "Fondo antico dei quaderni", 3)

Troverai numerosi articoli e volumi che illustrano l’importanza dell’attività fisica per la tua salute e indagano su quale sport potresti fare affidamento per conservare o migliorare le tue condizioni fisiche. Si tratta di un tema importante al quale è necessario dedicare attenzione. Se non sei disposto o non puoi fare sport ti diranno dell’importanza di una buona camminata e dei suoi benefici per una buona condizione fisica.
Sono invece in numero molto minore i contributi riguardanti quest’attività fisica e il suo riflesso sulla nostra serenità e capacità di affrontare la vita con fiducia ed energia.
Infatti non è uno sport in senso stretto, ma qualcosa di molto di meno e qualcosa di molto di più. Immagino che il tema diventerà presto di moda, sulla scia della volgarizzazione di concetti come “viaggio lento”. Ma mi limito ad aspettare la moda e non ho mai letto nulla al riguardo, perché sono però restio ad approfondire e cerebralizzare in veste colta ciò che ho già assorbito nel mio modo di essere, facendolo mio e traendone tutti i vantaggi che ne derivano.
In questo caso appunto il fatto di camminare e di aver fatto entrare il moto come elemento importante dell’attività quotidiana e quindi del modo di vivere ed essere.

(E’ una ritrosia che penso nasca da quel poco di “vitalità animalesca” e di fanciullino che rimane dopo tutte le mie razionalizzazioni e mi fa guardare con fastidio alle eccessive analisi e interpretazioni dei fatti della vita che si risolvono già egregiamente bene con la realtà fisiologica del nostro corpo, con soluzioni che senza fatica o bisogno di concettualizzazione danno soddisfazione e godimento allo spirito e al corpo.
Avrai certamente notato che le persone più vive e vitali raccontano poco, non amano le confessioni liberatorie, interpretano poco o niente: vivono e basta. Ciò è sufficiente per riempire la loro vita. Tutto ciò che si trasferisce dalla vita al suo racconto, le ruba linfa vitale e tempo prezioso. Discorso difficile, che lascio a specialisti e fini letterati).

Ritorniamo al cammino a piedi nelle sue varie forme, urbane e non.




Se vuoi cambiare in maniera semplice, senza traumi e senza distacchi, soltanto arricchendo la vostra vita e ad essa nulla togliendo, cerca, appena puoi, di camminare, e tenta di far rientrare questa attività, la prima azione dell’uomo e la sua prima conquista, fra quelle che compongono il tuo modo di essere.
Camminare significa distaccarsi dal luogo e dalle persone di prima e quindi definirsi come essere individuale.
Camminare significa partire all’osservazione e alla scoperta del mondo (possibilmente non alla sua conquista).
Camminare significa osservare il mondo e quindi alla fin fine significa per noi crearlo come oggetto distinto che ci sta di fronte.
E’ pur vero che potremmo stare immobili e aspettare che il mondo cambi e quindi sia lui a muoversi attorno a noi. Per il principio di invarianza sostanzialmente non cambia nulla. Ma noi siamo animali e non piante e quindi forse non siamo fatti per guardare il mondo che cambia , ma per muoverci e per conoscere il cambiamento attraverso le molteplici istantanee che scattiamo nella nostra mente e anche attraverso esso sentirci vivi.

Dobbiamo però eliminare la nostra l’associazione mentale fra passeggiata e natura, una corrispondenza finta che rispecchia la nostra visione altrettanto finta del mondo: “la natura è bella e quando ci sono dentro mi riempie di buone intenzioni; purtroppo la mia vita odierna non lo è e io non posso far altro che continuare come adesso. Non è colpa mia e altre soluzioni non ci sono”. Il cambiamento, se serve, deve essere possibile qui e adesso e il nostro sforzo deve puntare al massimo che è possibile ragionevolmente ottenere da quanto al massimo siamo disposti a investire. E’ inutile e sterile trascurare i piccoli cambiamenti per attendere un improbabile cambiamento completo e giustificare la nostra inerzia dicendo che purtroppo quel cambiamento completo è impossibile.



Sorprendentemente, anche il semplice fatto di camminare un’ora al giorno e lasciare libero corso ai nostri pensieri e arrivare a produrre delle idee, può essere un cambiamento importante.

 E’ possibile camminare anche in città, se  facciamo lo sforzo di ridefinire i nostri sistemi di riferimento e di comportamento.
Camminare un’ora al giorno non soltanto fa bene alla nostra salute fisica, ma ci offre ciò che nessuna palestra, altrettanto salutare per il fisico, può offrire: un momento personale, un tempo durante il quale non siamo soggetti a sollecitazioni che ci allontanino dal nostro pensiero. Camminare apre una nuova dimensione di pensiero.
Se durante la tua giornata si affacciano idee e sensazioni che poi si sfilacciano scacciate dalle incombenze quotidiane e ti lasciano una spiacevole sensazione di privazione, potresti trarre molto beneficio da quell’intervallo in cui cammini e puoi lasciar correre i tuoi pensieri (ma non al punto da non fare attenzione alla strisce pedonali e ai semafori!).
Se cammini ti verranno molte idee, o meglio, potranno uscir fuori delle idee dalle tue sensazioni e dai tuoi pensieri altrimenti disordinati. Abolisci dalla mente il significato negativo della parola pedestre. Anzi è probabile che le tue nuove idee pedestri, che avranno il tempo di strutturarsi e di articolarsi, diventino appunto delle idee articolate e non più delle semplici sensazioni o lampi di luce. Probabilmente essere saranno anche migliori di quelle che possono venire a un concerto o leggendo un buon libro. Non per colpa del concerto o del libro, che possono anche essere addirittura sublimi, ma perché quelle idee sono in buona misura passive, sono riflessi delle idee di altri, e non riescono a diventare idee proprio tue. Lascia al concerto e al libro e ai sentimenti che essi ti danno la funzione di stimolo, di nucleo di condensazione. Non accontenrti del riflesso e attua una strategia che ti permetta di elaborare le tue  sensazioni, il tuo pensiero, per arrivare alle tue idee. Camminare, molto semplicemente, permette tutto ciò.

Il momento dello spostamento fra casa e lavoro è evidentemente quello migliore per scegliere di camminare. Non è neppure detto che si tratti di una scelta penalizzante. Se sommi il tempo necessario per gli spostamenti in macchina o in bus o treno a quello di qualche seduta in palestra per recuperare la sedentarietà dell’automobile, il tempo maggiore di spostamento che hai se allunghi il tuo percorso a piedi potrebbe essere un investimento non così oneroso se confrontato con i vantaggi che una simile scelta ti può offrire. E se comunque la distanza è tale che non puoi rinunciare al treno pendolare o alla metropolitana, prova almeno a ritagliare uno spazio e ad aggiungere una nuova intermodalità, quella pedestre, al tuo viaggio quotidiano.

Se poi abiti in un centro abbastanza piccolo o comunque riesci a individuare un percorso piacevole (dovrebbe essere sempre un obiettivo) è molto probabile che questo percorso, se sai osservare, possa darti degli stimoli maggiori di quelli concessi dal treno o dall’automobile, offrendoti quindi delle nuove idee assieme al tempo necessario per elaborarle.

Nessun commento: