sabato 4 febbraio 2017

Salendo, scendendo

Un blog come questo sarebbe meno proponibile in una città che non sia Genova, soprattutto perché Genova è una città verticale, poi e in minor grado perché Genova sta di fronte al mare.

La pendenza di Genova e della Liguria rendono l’insediamento umano frammentato, spesso quasi episodico, e lasciano molti spazi o interstizi che non sono naturali, ma tuttavia appartengono a una ruralità che ha saputo colloquiare con la natura, addomesticarla senza domarla. Oggi troppo spesso si vuole dominare la natura, e in questa maniera ci si espone a un sicuro fallimento. Mentre buon senso e storia dimostrano che il modo vincente è conformarsi ad essa, chiedendo quanto può dare, anche il massimo, ma non di più. Appunto, addomesticarla.

Camminare in città e ancor di più attorno ad essa e individuare i fili (dei canapi in realtà tanto sono forti e tenaci, e quando si va al conflitto persino dei cavi di acciaio come quelli che tentano di imbragare rocce e pendii) che la legano all’ambiente circostante è una vera e propria e non banale scoperta di avventura geografica e storica, che mi ha portato a creare l’espressione “trekking di interfaccia”, tanto per adeguarmi anch’io questo termine insensato che dice poco e lo dice male -ci ritornerò- ma mi allinea disciplinatamente al trend (!!) dominante.

Ma è interessante il concetto di interfaccia che cerca di esprimere proprio il rapporto fra città di oggi e storia di sempre. Una interfaccia che appunto a Genova, grazie alla verticalità e al mare, cambia repentinamente e permette le scoperte che trasformano una camminata in una avventura.

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